venerdì 1 febbraio 2013

DECALOGO 6,7,8

6) Unica e uguale L’editoria casalinga non imita. Piuttosto copia palesemente. Trae ispirazione, rivisita ma non commette l’imprudenza di tentare l’imitazione e diventare la brutta copia di qualcos’altro. L’editore casalingo è felice e orgoglioso del suo prodotto originale. L’imitazione del bello è quasi sempre peggiore di un brutto originale.

 7) Not for ordinary people L’editoria casalinga è per tutti ma non è da tutti. Se non si è in grado di abbandonarsi al gioco, ad una psico-regressione sostenibile, magari condita dalla malizia dell’adulto, se si è fatalmente legati alle social-tecnologie come uniche forme di presenza individuale, se il proprio benessere è dato dalla frequentazione dei centri commerciali e dall’acquisto periodico. Se i linguaggi espressivi come il disegno, il collage, i colori, sono stati abbandonati in terza elementare, così come la scrittura, relegata alla lista della spesa ( e nonostante questo si è conseguita una laurea). Se in fondo si è appassionati di riunioni condominiali, di lettura delle bollette e se si ritiene normale la stesura di un piano ferie o stare in coda in auto per andare al lavoro, al mare, a fare le spese, oltre che ai funerali...se la lamentela con l’amico, col conoscente o col parente soddisfa il vostro bisogno di ribellione politica... bene, con queste premesse non si hanno al momento possibilità di divenire editori casalinghi. Potrete tentare di imitare qualche grande artista dilettandovi con la pittura, magari acquistando una serie di costosissimi colori o scattare immagini digitali con una straordinaria reflex da 4.000 euro, ma sarà sempre una attività di soddisfacimento commerciale, destinata all’oscurità della vostra cameretta e non all’elite del sottosuolo del mondo del libroide home-made e delle sue varianti.

8) Semplicità, stupore, incanto versus tablet, pistoni, supermarket Qualcuno potrà dire che il mondo degli editori creativi è inconsistente, irrilevante, minimale. Giusto, questa è un’attività da cospiratori carbonari e non stiamo parlando di politica, si tratta di una contrapposizione che vuole il mondo dei consumi. Questo infatti non può che vedere di cattivo occhio chi gode del ritaglio, incollaggio o di libere e assurde creazioni, piuttosto che dell’acquisto e dei suoi riti come previsto (con successo) dagli economisti americani degli anni ’40. Se esistesse un supermarket del creativo casalingo psicoeditore si troverebbero “prodotti” come Semplicità, Stupore, Incanto, Silenzio, Ironia e tutto a costi bassissmi, anche a zero! Per gli altri restano i normali prodotti commerciali, vadano pure da Trony, Audi, Auchan...

Nessun commento:

Posta un commento