lunedì 30 gennaio 2012

Teledurruti

Discutibile, superflua, libera. Inutile, intelligente, interessante. Delirante, folle, ironica, poetica. Molti aggettivi possono essere sprecati per Teledurruti e per il suo inventore Fulvio Abbate. Lo scrittore e giornalista del tradizionale mondo editoriale è divenuto "tele-autore casalingo" grazie al lavoro sistematico svolto con l'emittente web da lui stesso definita "monolocale". Un'invenzione mediatica suggeritagli dal suo romanzo "Teledurruti" (Baldini e Castoldi, 2002) dedicato a Buenaventura Durruti protagonista della rivoluzione libertaria spagnola del 1936. "Emittente-palafitta" e "avventura mediatica a fondo perduto", per circa 4 anni teledurruti ha fornito quasi quotidianamente deliri, ironie, chiacchiere e colpi di genio col denominatore comune della totale libertà espressiva. Come ha scritto lo stesso Abbate, "Teledurruti custodisce i tratti di un'avventura mediatica senza succursali nel panorama televisivo esistente, un planetoide di liberazione espressiva e di rifiuto laico del luogo comune"- e aggiunge - "con l'obiettivo di rendere felice almeno un uomo sulla terra dell'informazione, il suo stesso inventore". Il 25 gennaio Abbate ha deciso di chiudere questa avventura televisiva monolocale togliendo uno spicchio di riflessione, sdegno e divertimento nei suoi spettatori. In attesa di una eventuale ripresa delle trasmissioni resta la filosofia della sua impresa mediatica che esprimiamo con le parole usate da Abbate nel suo discorso di fine anno e nelle quali  Lieve Malore si riconosce: "(...) rispondo unicamente al mio estro, al mio bisogno di incanto (...) nulla potrà più intaccare la mia rabbia, la mia ironia, il miosarcasmo..."








Nessun commento:

Posta un commento