giovedì 15 gennaio 2015

BASTA "AUTO", SOLO FOGLI IMPULSIVI!

Nell'ultimo numero di "A-rivista anarchica" è comparso un interessante articolo di Claudia Vio, autrice, editrice e, senza dubbio esperta di autoeditoria e pensiero libertario. Nonché amica di Lieve Malore (che infatti cita verso la fine). L'ottima Claudia fa un interessante disamina sullo stato delle cose per chi si autopubblica o desidera farlo, per chi per vari motivi vuole saltare i passaggi dell'editoria tradizionale e dei suoi stringenti vincoli mercantili e si vuole lanciare a editare se stesso. L'analisi su crowdfunding, self-publishing è quanto mai schietta e ne sono messe a nudo tutte le criticità, con un accenno alle nuove "geometrie" di potere all'interno di queste realtà web-digitali. Come già in passato ha dichiarato, Claudia indica nell'autoeditoria delle autoproduzioni; citando Troglodita Tribe, Libera e Senza Impegni, Pratiche dello Yajè...gli storici insomma; il versante più libero e virtuoso del mondo autoeditoriale. Giustamente cita anche Liber come evento di riferimento di questo mondo e la necessità di una crescita, proprio all'interno del solco tracciato dall'evento milanese. Ma se provassimo a togliere l'"auto"? Certo la parola editoria da sola spingerebbe a guardarsi intorno sgomenti e nudi, perchè "editoria" non è l'abito che fa per questo ambiente. L'editore divulgatore e commerciante può essere al massimo un cugino. Allora via anche "editoria". Proviamo a muovere qualche passo oltre le categorie di origine cioè autoproduzione ed editoria e vediamo cosa possiamo diventare. Non si può sempre essere solo figli, benché da lì generati possiamo osare di conoscere davvero cosa siamo senza rifarci alle categorie che ci hanno generato che, senza nulla togliere al loro immutato valore, devono rappresentare il passato. La fanzine è una fanzine, non è proprio una autoproduzione di giornali. Sia così anche per "noi di Liber", autori di fogli impulsivi, variamente assemblati o svolazzanti. Pezzi unici riproducibili non subalterni a mestizie di esclusioni letterarie o a più o meno virtuose imitazioni del libro ma veri inventori di materiale nuovo e vivo che conserva la preziosità dell'oggetto fatto "ad arte" (cioè secondo un'idea estetica) ma anche la sua identità di oggetto circolante, quotidiano, non mercantile. Insomma, riusciremmo a parlare di questo mondo senza usare le parole "auto" ed "editoria"? Se si forse scopriremo cosa siamo veramente.
L'intero articolo di Claudia Vio è leggibile qui.

Nessun commento:

Posta un commento