venerdì 10 febbraio 2012

Lieve Malore non rappresenta nessuno

Lieve Malore, si cercano i volti dei fondatori.
1904, Amedeo Lieve ed Eugenio Malore fondano la prima casa editrice casalinga. Questa la tesi degli storici...

Scusate se parliamo di noi ma, nuove amicizie e i dati del contatore, ci dicono che Lieve Malore sta avendo nuovi contatti. Inoltre, dopo circa 7 mesi di vita, possiamo cominciare a definire chi siamo. Una cosa importante è dire che Lieve Malore non rappresenta nessuno. Si tratta di un'avventura espressiva iniziata grazie al contatto col mondo dell'editoria casalinga ed, in particolare, all'incontro via web avuto con gli amici del sito "Troglodita Tribe". Poco o nulla conta che questa invenzione sia nata da due persone che, per motivi diversi, si sono incontrate in una struttura sanitaria, per la precisione in una comunità per il recupero delle tossicodipendenze. Di sicuro questo ha inciso sulla scelta che distingue Lieve Malore dalle altre realtà di editoria casalinga, cioè l'uso delle scatole di psicofarmaci (ma anche dei loro segni e simboli) per la rilegatura dei libri o la stesura di scritti su temi legati al mondo della devianza, della dipendenza e del disagio in genere. Ma Lieve Malore non rappresenta nessuna comunità, cooperativa o fondazione. Ha un legame, questo sì, perchè l'attività Lieve Malore è tuttora proposta ai residenti della comunità in cui è nata e inoltre cede ogni introito alla stessa finanziandone le attività creative. In realtà però questa casa editrice casalinga è un'avventura libera e rivolta a tutti (anche a te che leggi). Uno spazio di libera creatività all'insegna anche del dilettantismo e dell'improvvisazione ma con un solo denominatore comune: la passione. Un'oasi creativa nel tortuoso ingranaggio della vita quotidiana. Passione, divertimento. Questi gli ingredienti con cui invitiamo a spingere sull'acceleratore della creatività. Cos'è un libero spazio espressivo? E' piacere prima di tutto, poi scoperta.... Possiamo chiamarlo "terapia" se attuato in contesto clinico, "pedagogia" se in contesto educativo. Noi non rappresentiamo nessuno ma non dimentichiamo la nostra origine e questo ci fa sottolineare che non solo nella vita di ogni persona, ma anche in ambito clinico e nel mondo dell'educazione servono spazi espressivi. In barba all'idea che terapia ed educazione (anche degli adulti) siano per forza unidirezionali e autoritari. Ne parleremo ancora...


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